Visualizzazione post con etichetta politica e dirigenza. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta politica e dirigenza. Mostra tutti i post

venerdì 17 luglio 2009

Comunicato stampa congiunto della coalizione di centro destra

L’impegno assunto nella campagna elettorale di rimodulare la dotazione organica del Comune di Marcianise per renderla efficiente ed in grado di dare le dovute risposte in termini di concretezza, è stato un punto importante e meditato del programma amministrativo concordato tra le parti che si sono poste a sostegno del candidato sindaco Antonio Tartaglione.

Esso nasce dalla coscienza di trovarci di fronte ad una organizzazione dei dipendenti che in diversi suoi aspetti necessita di una rivisitazione forte in termini di valorizzazione delle professionalità e della efficienza, buon andamento, imparzialità e, soprattutto, trasparenza dell’azione amministrativa. Siamo della convinzione unanime che il primo passo per il raggiungimento del fine prefissatoci sia quello di affrancare il momento gestionale da ogni vincolo e condizionamento che i personalismi hanno indotto nelle precedenti esperienze amministrative.

Pertanto, nel dichiarato proposito di restituire alla politica la funzione di indirizzo e controllo si stigmatizza ogni tentativo di rendere, agli occhi della pubblica opinione, l’attività di governo, a cui questa maggioranza è stata chiamata, come frutto di estemporanee azioni personalistiche ovvero di brutali tentativi di esautorazione. Possiamo confermare senza indugio che la nostra azione amministrativa non sarà ostaggio di quei centri di potere interni alla pubblica amministrazione che negli ultimi anni hanno condizionato la gran parte di eventi, circostanze e scelte. La necessità di rompere con un simile trascorso passa attraverso la immediata scompaginazione di un assetto che non trova la nostra adesione ed al quale chiederemo di porre mano da subito alla nuova amministrazione.

PDL Vincenzo Sagliano

PL Errico Tartaglione

UDC Giovanni Russo

giovedì 29 gennaio 2009

La visita di Bassolino: Le chiavi della città, parte seconda

Siamo convinti da sempre che la politica del centro sinistra campano sia asservita ad un concetto di napoletanità che si dimostra sempre più deleteria e coloniale rispetto alla nostra terra. La provincia di Caserta sconta una prona azione amministrativa per la quale tanto paghiamo ed abbiamo già pagato in termini di identità, vivibilità ed occupazione. La visita di Bassolino di ieri necessita di essere meglio inquadrata, altrimenti varrà come affermazione di un "diritto di feudo" sulla nostra città. 
Non pecchiamo di lesa maestà se differenziamo la figura di Bassolino da quella del Presidente della Giunta Regionale della Campania considerato che l'incontro avuto in Municipio era del tipo "riservato". Presenti nell'occasione, perché invitati, si deve pensare, i componenti della Giunta ed i consiglieri comunali di maggioranza oltre forse agli amici ed "amici degli amici". Lo stesso Bassolino ha affermato che in non tutte le circostanze similari si è comportato nello stesso modo, e ciò non dovrebbe essere per il Governatore del popolo della Campania. Comportamento ed affermazioni che più si addicono, quindi, al ledaer di una parte politica che vuole incontrare quella "parte politica". Tant'è e nessuno può frapporre obiezioni di sorta se non l'uso che si è voluto fare della Casa Comunale per un incontro riservato.
La vicenda di mercoledì, pertanto, va annoverata tra quelle necessarie a riaffermare una funzione napolicentrica delle amministrazioni locali le quali avrebbero come fine alcune esperienze che lo stesso PD ha difficoltà ad esportare fuori dei confini campani. Non vorremmo, infatti, che il loro leader abbia inteso venire ad incassare il prezzo della sua solidarietà e vicinanza all'amico architetto Fecondo. La nostra amministrazione, infatti, ha dichiarato di voler continuare a perseguire quel modello di sviluppo interrotto proditoriamente alcuni mesi fa. Ci si consenta di auspicare, invece. l'abbandono di una politica che nei fatti si è rivelata essere una svendita del territorio a chi di esso ha fatto scempio e, senza alcun tipo di rendicontazione, ha disatteso anche gli impegni minimali che si era assunti.
A Fecondo avevamo promesso, nel precedente scorcio di amministrazione, la nostra vicinanza laddove egli avesse assunto le vesti del sindaco della comunità marcianisana. L'episodio di mercoledì non illumina il suo ed il nostro futuro.

venerdì 29 agosto 2008

La Cassazione sull'abuso di ufficio

Una recente sentenza della Corte di Cassazione amplia la responsabilità dei funzionari comunali
Rischia una condanna da sei mesi a tre anni per abuso d'ufficio il funzionario comunale che non si accerta della regolarità della documentazione presentata da un'azienda vincitrice di un appalto all'interno dell'ente locale. Ciò anche se il capitolato non contempla questo tipo di illecito.
Sentenza 33860 del 25 agosto 2008 (leggi)

mercoledì 30 luglio 2008

Politica e Dirigenza - 2

Il nostro precedente documento dal titolo «Politica e Dirigenza: una riflessione sulla legge che disciplina gli scioglimenti dei consigli comunali» pubblicato lo scorso 11 giugno, voleva gettare la cosiddetta “pietra nello stagno” per sollecitare più attente considerazioni su di un tema di grande attualità e che, purtroppo, ha visto come protagonista “in negativo” il Consiglio Comunale di Marcianise. Ed in verità in parte ci è riuscito! Il riferimento, poi, alla vicenda locale é stato puramente occasionale, uno spunto per intavolare un discorso che, man mano, si sta arricchendo di ulteriori riflessioni e considerazioni quali quelle sul divieto per gli amministratori “sciolti” di potersi ricandidare nella successiva tornata elettorale.
Non diamo giudizi di merito ma c’è da credere che ritrovare tra gli scranni di un’aula consiliare gli stessi “furbetti del quartierino”, sebbene bollati e mandati a casa con infamia, sarebbe per la Legge, per la Democrazia e per i Cittadini una vergognosa messinscena ed una pesante e dolorosa sconfitta.
Dobbiamo anche ribadire che sono da escludere allusioni alla dirigenza marcianisana nonché l’idea che l’UDC abbia voluto accendere un faro sulla stessa per togliersi qualche sfizio, qualche sassolino dalla scarpa oppure consentire ad altri di poter sfogare liberamente i propri risentimenti. Sgombriamo, quindi, la mente da pregiudizi di basso profilo e veniamo ad eccezioni formulateci con competenza, ragionevolezza e correttezza giuridica.
Si è detto: «Se c’è stato voto di scambio il funzionario non lo sa» ed ancora: «Atti perfettamente corretti sul piano formale, potrebbero sottendere interessi illeciti; ma questo non lo sa il dirigente, che controlla solo la fattibilità sul piano giuridico del provvedimento».
Il compito del Dirigente, per la verità, non si esaurisce con la sola verifica della fattibilità sul piano giuridico del provvedimento. Rientra nella sua sfera di competenza anche e soprattutto ciò che consegue all’adozione del provvedimento stesso: la gestione, la funzione, cioè, di guida e di controllo. Ipotizzando anche l’assoluta estraneità del dirigente alla celata “tresca truffaldina”, il responsabile del procedimento (dirigente della struttura o suo delegato) é comunque nelle condizioni di poter controllare ed esercitare appieno tutti i poteri che la legge gli attribuisce affinché l’oggetto del deliberato possa giungere ad esecuzione nel pieno rispetto delle disposizioni normative. Occorre riflettere, parlando di dirigenza, non tanto sul concetto di “voto di scambio” o di versamento di una “tangente” ma sulle relative ed inscindibili controprestazioni quali il favoritismo e qualunque altra irregolarità (non solamente ti scelgo ma ti debbo anche affidare un lavoro leggero, meno faticoso).
Il rapporto col politico si concretizza, com’è noto, con l’affidamento del servizio in forma diretta o mediante pubblica gara “cucendogli addosso il vestito”; quello col dirigente, invece, si concretizza nell’inadeguato controllo in ordine alla quantità ed alla qualità dei lavori e/o dei materiali forniti. Bisogna essere consapevoli che quest’ultimo elemento rappresenta, di fatto, l’obiettivo del “patto scellerato” stipulato tra il politico e l’appaltatore in quanto, in mancanza, verrebbe meno per l’impresa la convenienza economica ad aggiudicarsi l’appalto. Nella fase gestionale, fase dell’esecuzione del contratto e, quindi, della verifica della qualità e della quantità dei lavori e/o delle forniture, vengono alla luce le difficoltà per “l’ignaro” dirigente a cui si faceva poc’anzi riferimento. I lavori non proseguono secondo il programma prestabilito dagli atti di affidamento e/o le forniture non risultano corrispondenti per quantità e qualità al capitolato speciale d’appalto e, quindi, irregolari. Niente di grave, l’appaltatore sollecita il politico “riconoscente” ad onorare l’impegno assunto (Pacta sunt servanda). Viene, pertanto, prospettato al dirigente o di soprassedere sugli “inconvenienti” che si sono manifestati oppure di nominare altro responsabile del procedimento il cui nominativo viene “suggerito” dallo stesso politico. A questo punto è d’obbligo domandarsi se la cronaca ha mai dato contezza di un solo dirigente che abbia denunciato un tentativo di corruzione o di abuso di potere da parte del politico “sovrano” oppure la tresca truffaldina stipulata tra l’ imprenditore ed il politico. Non ci sovvengono frequenti esempi! Eppure ne avremmo estremamente bisogno per continuare ad avere fiducia nelle persone ma soprattutto nelle istituzioni. Tali avvenimenti iniziano e si esauriscono tra quattro mura lontano da occhi indiscreti. Come dire: i panni sporchi si lavano in famiglia. E rimarranno tali in assenza di una seria e scrupolosa indagine da parte delle autorità competenti. Rimane il fatto, però, che in assenza di una circostanziata denuncia penale sull’accaduto, il dirigente dovrebbe, in teoria, rispondere sia sul piano penale che su quello amministrativo-contabile. Nel primo caso per aver omesso di denunciare il tentativo di corruzione, l’abuso di potere e la “combine”, nel secondo perché l’ amministrazione pubblica verrebbe ad essere esposta a maggiori costi rispetto alla qualità del servizio e/o dei lavori eseguiti.
Un esempio nostrano circa il controllo della fattibilità sul piano giuridico del provvedimento è il seguente.
Secondo quanto è noto il Sindaco di Marcianise ebbe ad affidare con propria ordinanza il servizio di spazzamento ad una specifica ditta per la durata di un mese e per l’importo di € 399.803,45 . Il predetto affidamento è stato prorogato e/o rinnovato, con diversi atti ed ancora continua grazie anche alla terna commissariale che attualmente assicura la gestione del Comune. In questa fattispecie v’è da notare l’assenza del contributo dirigenziale e del Segretario Comunale nella fase dell’adozione del provvedimento di affidamento del servizio: non è stato, cioè, richiesto al dirigente di controllare nemmeno “la fattibilità sul piano giuridico del provvedimento”. Vi è da dire che, sia la predetta ordinanza sindacale che i successivi provvedimenti di proroga e/o di rinnovo dell’ incarico de quo, sono da censurare sotto il profilo della legittimità in quanto “nulli perché viziati da difetto assoluto di attribuzione” (la competenza in materia di appalti è di esclusiva pertinenza dei dirigenti). A nessuno dovrebbe sfuggire che l’atto “nullo” è da considerarsi come un’entità inesistente e, quindi, impossibilitato a produrre, in modo assoluto, effetti giuridici. Eppure nessuna censura, ad eccezione di quella politica da noi prodotta in consiglio comunale, è stata sollevata nei confronti di tali atti. Anzi la dirigenza, che è tenuta, come si è detto, a verificare la fattibilità sul piano giuridico del provvedimento, ha dato seguito alla pratica come un qualsiasi provvedimento munito di sigillo della legalità più assoluta. La gestione del servizio, infatti, è stata affidata alla struttura di competenza e non sembra che sia stato eccepito alcuna forma di rilievo giuridico; il contratto è stato regolarmente rogato dal Segretario Comunale o da chi ne fa le veci e sono stati regolarmente introitati anche i relativi diritti di segreteria. Tutto alla luce del sole! Ma per il diritto, a cui faceva cenno qualche commentatore, l’intera vicenda è “ NULLA “, inesistente, anche se il Comune continua a pagare un canone mensile che ascende, oggi, ad € 463.440,00 a fronte di un servizio a dir poco deludente. Non c’è da sentirsi garantiti da una dirigenza “nominata e promossa sul campo dai politici”. Il fine che ha ispirato la riforma “Bassanini” degli anni novanta (separazione del momento politico dell'azione amministrativa, affidato agli organi politici, da quello tecnico-gestionale, affidato ai dirigenti) sia letteralmente naufragato e non sarà mai raggiunto per i seguenti motivi:
a) Ingerenza degli organi politici sull'operato dei dirigenti;
b) Permanenza in capo al politico del potere di nomina del dirigente intuitu personae, unitamente a quello di affidare incarichi dirigenziali ai quali, per contratto, è collegata, a seconda della relativa tipologia, una modesta o una cospicua indennità di trattamento di funzione (soldoni).
Permanendo così le cose a molti dirigenti, che Tacito definiva come coloro che “esercitano poteri regali con animo di schiavi”, non rimane che prediligere la “concordia” alla “conflittualità”, fare “carriera politica” piuttosto che “impegnarsi sui libri o scoprire nuovi orizzonti”. Con la conseguenza, ahinoi, di ritrovarci non una pubblica amministrazione autonoma, con le proprie regole e principi, ma una entità assoggettata al “padrone” in cui svettano a mo’ di “papaveri” dirigenti impreparati, incapaci di adattarsi, senza stimoli, deresponsabilizzati, e che, con la tendenza a regolamentare ogni minimo aspetto della vita quotidiana, incidono negativamente anche sullo sviluppo economico del paese.

mercoledì 11 giugno 2008

Politica e Dirigenza: una riflessione sulla legge che disciplina gli scioglimenti dei consigli comunali.

Il decreto legislativo n° 267 del 2000, oltre che inefficace è carente nella parte in cui non individua le opportune misure “cautelari” da applicare nei confronti del Segretario Comunale e della Dirigenza.
Il politico ed il burocrate, infatti, rappresentano le due facce della stessa medaglia: “la mente” il primo (per essere titolare delle funzioni di indirizzo e controllo) ed “il braccio” il secondo (a cui compete la gestione amministrativa, tecnica e contabile). Entrambe concorrono alla produzione di provvedimenti e/o di fattispecie rilevanti sul piano amministrativo e giuridico. L’oggetto della “produzione” è costituito dal programma politico amministrativo elaborato e presentato dal Sindaco durante la campagna elettorale ed è tradotto in provvedimenti amministrativi e tecnici dalla dirigenza comunale sotto l’alta vigilanza del Segretario Comunale. Volendo distinguere, poi, le responsabilità politiche da quelle gestionali, bisogna sottolineare che all’attuazione del programma si può pervenire in maniera condivisa o conflittuale.
Nel primo caso, “condivisione”, i meriti (non rinvenendosi mai, purtroppo, casi di demerito) sono ripartibili in misura uguale tra il politico e la dirigenza: il primo con la eventuale rielezione e con la legittima aspirazione ad incarichi più importanti; il secondo con la percezione dell’indennità di risultato quantificata, in misura percentuale rispetto agli obiettivi raggiunti, dal Nucleo di Valutazione nominato dal politico e del quale fa parte di diritto il Segretario Comunale.
Nel secondo caso (conflittualità), invece, ed a seconda della circostanza, il merito e/o la responsabilità diventa personale ed è riconducibile in modo inequivocabile alla parte che ha determinato o che ha influenzato l’andamento dei “lavori” sì da ottenere un prodotto di ottima o pessima qualità.
L’applicazione delle misure “cautelari”, di cui è cenno sopra, troverebbero applicazione, (nel caso della conflittualità) nei confronti della parte che ha operato in modo non rispondente ai principi della correttezza amministrativa, ma anche, indistintamente, nei confronti di coloro che hanno realizzato un “prodotto” condiviso (cioè quando tra il politico ed il dirigente v’è “unità di vedute”).
Del resto, tale orientamento si potrebbe rinvenirlo implicitamente nella giurisprudenza formatasi in questi ultimi anni sulle ragioni che possono determinare lo scioglimento del Consiglio.
Secondo il Consiglio di Stato l’adozione di tale provvedimento sanzionatorio non è conseguente “all’accertamento di specifiche responsabilità dei singoli amministratori …” né può “ritenersi ostativa all’emissione del provvedimento la inesistenza di comportamenti penalmente sanzionabili in quanto la valutazione delle acquisizioni probatorie in ordine a collusioni e condizionamenti con la criminalità deve essere effettuata globalmente senza estrapolare singoli fatti od episodi al fine di contestarne l’esistenza o diminuirne il rilievo ...” Ed allora, se l’azione amministrativa è stata caratterizzata da un’attività di programmazione e di realizzazione “condivisa”, è giusto ritenere che la responsabilità del risultato negativo di quel “connubio politico/dirigenza” ricada solamente sul politico al quale la legge attribuisce la sola funzione di indirizzo e di controllo, ma non anche quella operativa e gestionale di esclusiva competenza del dirigente?
Analogo discorso coinvolgerebbe di fatto anche il Segretario Comunale in quanto occupa, nell’organizzazione del Comune, un posto centrale e di rilievo.
Allo stesso, infatti, sono attribuiti compiti di collaborazione e funzioni di assistenza giuridico-amministrativa nei confronti degli organi dell'ente.
Egli viene nominato dal Sindaco in ragione di un rapporto fiduciario, ne dipende funzionalmente ed attua le direttive degli Organi elettivi; partecipa (e non: assiste) alle sedute della Giunta e del Consiglio Comunale; coordina e vigila sull'azione dei dirigenti e sovrintende alla loro attività ricordando che:
a) Spetta ai dirigenti la direzione degli uffici e dei servizi secondo i criteri e le norme dettati dagli statuti e dai regolamenti.
b) Spettano ai dirigenti tutti i compiti, compresa l'adozione degli atti e provvedimenti amministrativi che impegnano l'amministrazione verso l'esterno.
E’ evidente che in una siffatta costruzione dell’ente comunale risultano, come detto, assolutamente inefficaci le misure previste dalla norma vigente. Sarebbe necessario che «il livello dirigenziale, responsabile della gestione, sopporti le conseguenze della propria condotta che, sebbene immune da rilievi di ordine penale, concorra a fondare la proposta di scioglimento formulata dal prefetto. In tale ottica, è necessario introdurre modifiche alle norme vigenti prevedendo la possibilità di un commissariamento dell'ente locale limitato all'area gestionale-tecnica, da realizzare mediante la nomina di un commissario straordinario con le funzioni del direttore generale con poteri di avocazione delle funzioni gestionali, amministrative e finanziarie dei servizi interessati.» (vedi, tra le altre, la proposta di legge n. 2014 del 30 novembre 2006 di modifica al decreto legislativo in materia di scioglimento dei consigli comunali). In questo senso riteniamo che sia necessario riprendere le fila di quei discorsi nelle opportune sedi legislative.
Riteniamo anche che la Commissione istituita presso il Comune di Marcianise, con la assegnazione del personale in posizione di sovraordinazione (art. 145), predisponga ogni altra iniziativa idonea ad assicurare discontinuità rispetto al recente passato.

La Sezione UDC di Marcianise – Dipartimento “Ente Locale”