domenica 13 gennaio 2008

Chi dice la verità sulla diossina? A confronto le dichiarazioni dei sindaci di Marcianise e Caivano

Diossina quindici volte oltre il limite , dichiara il Sindaco di Caivano (Pascarola)
mercoledì 9 gennaio 2008

NAPOLI — Emergenza ambientale e sanitaria? Per le istituzioni non è mai esistita. Da quando la crisi dei rifiuti ha insozzato una delle regioni più belle d’Italia si è corsi ai ripari, però. E sotto l’egida dell’assessorato regionale alla Sanità per esempio, Arpac, Cnr, Università, Asl e Istituto zooprofilattico, stanno conducendo un biomonitoraggio su napoletani e casertani per verificare se siano intossicati oppure no, a cominciare da Pianura. Finalmente, si direbbe. Eppure qualche dato certo pensavamo, negli anni, di averlo acquisito. Partiamo dalla fine. Nella trasmissione condotta da Bruno Vespa alcuni giorni fa, il sindaco di Caivano, Giuseppe Papaccioli ha letto una relazione inviatagli dall’Arpac il 4 gennaio scorso. L’agenzia regionale per l’ambiente relaziona sui prelievi fatti il 7 luglio durante gli incendi di alcuni cumuli di immondizia nell’area Asi (confine con Marcianise) del comune dove sorge uno dei sette Cdr campani. I dati sono allarmanti: i limiti fissati per legge per la presenza di diossine e furani sono stati superati di ben 15 volte. Cento nanogrammi per chilo è il massimo secondo la norma, 1541 nanogrammi per chilo è la rilevazione a Caivano. Papaccioli lancia l’allarme: «Abbiamo dimostrato il nesso di causalità tra l’incidenza dei tumori e la presenza di impianti o discariche». Non sappiamo se sia questo il caso, di certo i prelievi dell’Arpac dimostrano che bruciare i rifiuti per strada è quanto di più dannoso si possa fare. Soprattutto quando in quelle montagne non si sa cosa ci sia. Secondo Legambiente in Campania il traffico di rifiuti illegali frutta 600 milioni di euro l’anno. Negli ultimi tre anni sono state sversate illegalmente 10 milioni di tonnellate e sono 9 i clan, sempre stando ai dati dell’associazione ambientalista, che hanno le mani in pasta nell’affaire rifiuti. Aggiungiamo altra carne. Secondo l’Apat, l’agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente, il 43 per cento dei siti avvelenati in Italia (esclusa la Sardegna) è concentrato in Campania. Non è abbastanza? Il 12 aprile scorso l’allora commissario Guido Bertolaso presentò i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità: nel famoso triangolo della morte Acerra-Marigliano-Nola si sono registrate l’84 per cento in più di malformazioni e ci si ammala di tumore sino al 20 per cento in più rispetto al resto d’Italia, zone industriali comprese. Per patologie quali cancro ai polmoni, alla laringe e alla vescica nei machi e al fegato in entrambi i sessi si è avuto un incremento del 400 per cento in più. Si parla di almeno 250 mila persone avvelenate. E i dati risalgono al lontano 2002, sono gli ultimi disponibili. «Che esista un nesso di causalità ormai è scientificamente accertato — spiega Giuseppe Comella, direttore dipartimentale Istituto Pascale di Napoli, chiamato dall’assessorato alla Sanità nella commissione per il monitoraggio delle diossine —. Ora la priorità sono gli esami sulle persone che vivono vicino alle discariche». Se qualcuno avesse ancora qualche dubbio suggeriamo una pratica in uso nel lontano Medio Evo. Per verificare il tasso di inquinamento dei terreni usavano come sentinelle le pecore al libero pascolo. Da quando in Campania gli ovini sono nati con due teste, tre zampe e via via di malformazioni andando, non ne pascola più una. Se non ci sono diossine, se in Campania non esiste una emergenza ambientale legata ai rifiuti tossici e illegali perché non comprare mille pecore e ripopolare i campi di Acerra, Caivano, Marcianise? Una pecora costa all’incirca 250 euro, nulla rispetto alle migliaia di euro spese per i prelievi. Se il terreno e l’aria non sono inquinate non nascerebbero creature più simili a Cerbero. Oppure no?
Corr. Mezzogiorno S.Brandolini

A 25 mt. di distanza Fecondo proclama …
Diossina località Santa Veneranda: i livelli sono a norma
10 Gennaio 2008
Le concentrazioni di diossina nei suoli in località Santa Veneranda, da recenti controlli effettuati dall’Arpa Lombardia, sono risultati inferiori ai limiti previsti dalla legge. L’agenzia regionale per la protezione ambientale della Regione Lombardia, dopo aver analizzato i campioni di suoli prelevati in località Santa Veneranda successivamente agli incendi dei rifiuti, ha evidenziato che le concentrazione degli inquinanti ricercati (diossine e PCB dioxine like) risultano essere inferiori ai limiti previsti dalla legge per i suoli ad uso verde, pubblico, privato e residenziale. I campioni di suolo, prelevati dall’Agenzia regionale campana su segnalazione del Comando Provinciale di Caserta dei Vigili del Fuoco intervenuto per lo spegnimento di alcuni incendi dei cumuli di rifiuti nel sito di Santa Veneranda, hanno quindi dimostrato che sia nel sito in questione che nelle aree limitrofe, le concentrazioni di diossine non superano i limiti previsti dalla legge. Questi risultati rassicurano la popolazione locale soprattutto dopo la divulgazioni di alcune tesi allarmistiche sui livelli di diossina sprigionati dal sito di trasferenza di Santa Veneranda. “Nonostante questi dati siano rassicuranti – afferma il Sindaco Filippo Fecondo – nell’ultima seduta di giunta abbiamo approvato sei convenzioni con i dipartimenti di scienze ambientali e di chimica della Seconda Università di Napoli, nonché con la Cooperativa di medici di base “Galeno”, per attuare il più imponente programma di monitoraggio e controllo ambientale mai avviato da un’amministrazione comunale”.
Dal sito "Café Procope"