La quinta sezione del Consiglio di Stato ha bocciato definitivamente il tentativo del Sindaco e della sua maggioranza di decapitare il Presidente del Consiglio Comunale.
Col pretesto di ricorrere a tutti i gradi del processo amministrativo hanno tramato per liberare la poltrona del Presidente del Consiglio, in realtà, necessaria a soddisfare gli equilibri della nuova maggioranza e promessa, negli ultimi mesi, ad una decina di consiglieri, per conquistarsene il sostegno. Perché, altrimenti, in tante altre controversie ci si è fermati al giudizio del TAR? Come nel caso “Fotostar”: sarebbe lecito pensare che in tale circostanza siano potuti intervenire altri interessi ….
L'attività amministrativa di questi ultimi mesi è costellata di scervellati bluffs e nessuno si è fatto scrupolo dei danni che simili citrullaggini causano all'immagine della Città che, al di là delle chiacchiere di imbecilli, ha dignità e storia politica ragguardevoli, che andrebbero onorate. Marcianise è diventata un circo equestre ed i nostri Padri politici si staranno rivoltando nella tomba, mentre i nostri figli hanno ragione di vergognarsi di questo sistema politico e modo di amministrare. Non si era mai arrivati a livelli di rappresentanza così bassi. Il Sindaco non tenti altri colpi di scena! Abbia la dignità di fermarsi !
La Città ha assistito: allo scoop giornalistico del falso trasferimento del Sindaco; alla fiction della firma di una “convenzione nulla” con la Polizia di Stato per l'affidamento della palestra della Provincia ubicata nel liceo scientifico; a tre distinti manifesti anonimi, affissi per la città, tutti fraudolentemente mirati a scaricare sul Presidente della Provincia colpe relative alla mancata apertura della piscina comunale, prerogativa, invece, esclusiva dell'amministrazione comunale; alla beffa della prima pietra al cimitero senza che si sia ancora proceduto alla pubblicazione della graduatoria degli aventi diritto ed agli espropri dei terreni; alla catastrofe del teatro Mugnone; al drammatico intrigo del tribunale, laddove al danno della possibile perdita, si potrebbe aggiungere la rovina del lauto risarcimento richiesto per la mancata locazione; alle calunnie vomitate dal sindaco nel consiglio comunale del 24 ottobre, in particolare quelle relative all'interporto, e che invece oggi ci mostrano l'amara verità del licenziamento di tanti padri di famiglia a causa del mancato rilascio delle concessioni edilizie. In altri termini la Città sta assistendo solo a falsità, che spesso hanno un costo salatissimo per le tasche dei cittadini, come quello dell'energia elettrica delle torri faro nel velodromo, accese da circa un anno, ogni sera fino a notte fonda, per sfizio di “qualcuno” ed interessi economici di terzi. Ed è per sfizio di “qualcuno altro", un regista occulto, che questa maggioranza si regge in piedi, pur essendo tanto debole da non avere neppure la forza di cadere. Ma non ci si illuda di fare un dispetto all'U.D.C e agli Indipendenti, perché il vero danno è fatto alla Città. Non è difficile neppure per il cittadino comune rendersi conto com'è male amministrata, oggi, questa Città e quali personaggi detengono le redini del potere e del ricatto. E tutto ciò per il piacere del “reuccio” il cui godimento, forse, è rappresentato dall'arricchimento del suo legale di fiducia che, a spese del comune, sta accumulando una fortuna: in soli due anni, infatti, gli è stata elargita la favolosa somma di € 593.613, 30. Senza dimenticare il “dottorino dell'Annunziata” che continua indisturbato a fare incetta di incarichi, professionali e politici, dai lauti compensi, per i suoi amici. Anche per questo riteniamo di dover concordare con il giudizio espresso dall'ex assessore Angelo Pezzella sulle modalità di condurre l'amministrazione. A lui ed a quanti hanno subito il massacro del “reuccio” esprimiamo la nostra solidarietà ed il nostro riconoscimento per il contributo professionale e morale dato alla Città. Da parte nostra, con grande costernazione, riconosciamo di avere commesso un grave errore nell'indicazione del candidato sindaco. Avevamo coscienza della sua poca esperienza amministrativa, ma contavamo su altre doti che pensavamo di riconoscere in lui e che, al contrario, non abbiamo riscontrato. Di ciò facciamo nostra culpa e ci scusiamo con la Città.