lunedì 27 ottobre 2008

Zinzi: attribuire agli elettori lo scettro della scelta della rappresentanza parlamentare

Signor Presidente, onorevoli Colleghi,
l’esito della competizione elettorale svoltasi lo scorso aprile richiede una attenta ed approfondita analisi al fine di valutarne compiutamente le conseguenze sul versante dei rapporti tra partiti, elettori ed i loro rappresentanti.
La principale riflessione va operata in riferimento al sistema elettorale con il quale si è votato.
Nei paesi europei, tra i quali l’Italia, e nord americani, nei quali il sistema democratico ha una consolidata tradizione e consuetudine, è possibile constatarne le virtù, i pregi ed i difetti. In particolare in Italia il sistema elettorale – dopo circa un cinquantennio di proporzionale – all’inizio degli anni novanta ha subito una profonda e significativa trasformazione, con la introduzione del sistema uninominale.
Nel 2001 è stato poi introdotto un nuovo metodo che ha ripristinato nuovamente il sistema proporzionale abolendo le preferenze e introducendo le liste bloccate con uno sbarramento del 4% per la ripartizione dei seggi. Non va sottaciuto che il sistema elettorale proporzionale vigente sino al 1992, ha provocato tra gli altri, due risultati, uno negativo connesso alla eccessiva proliferazione dei partiti e l’altro positivo collegato alla massiccia affluenza alle urne degli elettori.
Ma con il passare degli anni e con l’abitudine al metodo democratico nella scelta dei rappresentanti nazionali e periferici, anche in Italia le regole per la elezione dei parlamentari tendono ad omologarsi con quelle vigenti in altre democrazie europee, con la conseguenza che l’elettorato tende ad impigrirsi con affluenze al voto sempre più modeste, intuendo che il risultato virtuoso di tale scelta provoca la governabilità e produce nella opinione pubblica la consapevolezza di affidare la responsabilità della gestione politica solamente alla coalizione vincente.
La legge elettorale vigente con le quote di sbarramento adottate, che hanno provocato la semplificazione del quadro e dell’offerta politica, merita pertanto un apprezzamento perché ha favorito la cancellazione dalla scena politica dei partiti personali e distanti dagli interessi dei cittadini e di quelli che raccolgono scarsi consensi, pur essendo ancora lontana dal sistema tedesco da noi invocato che rispetterebbe ancor più fedelmente la volontà degli elettori.
Il risultato delle ultime elezioni ha dunque il merito di aver determinato lo snellimento della rappresentanza parlamentare, affidata dagli elettori a cinque gruppi parlamentari, a fronte dei sedici della scorsa legislatura che ingiustificatamente affollavano le aule parlamentari, ed il demerito di aver rafforzato la rigidità con la quale gli elettori eleggono i propri rappresentanti.
Con questo sistema l’elettore in realtà esprime una preferenza politica e non sceglie il candidato più adatto a rappresentarlo e più vicino al territorio.
Tale sistema limita la libertà dell’elettore di scegliere il candidato preferito, cosicché la sua capacità si riduce ad un’unica dimensione, quella ideologica.
La mancata possibilità per l’elettore di scegliere la persona che lo rappresenti produce, come più grave conseguenza, l’assenza di meccanismi volti a premiare o punire l’operato di un parlamentare durante il suo mandato.
L’elettore non ha dunque la possibilità di punire il cattivo operato politico di un parlamentare ed allo stesso tempo di sostenere con il voto la propria opzione politica preferita, cosa che inevitabilmente con il passare degli anni favorirà la sempre maggiore astensione di una fascia dell’elettorato.
Si rendono dunque necessari ed urgenti alcuni correttivi da individuarsi innanzitutto nella introduzione della preferenza al fine di conferire solamente agli elettori la scelta dei parlamentari – giustamente definiti dalla costituzione rappresentanti del popolo e non già dei partiti – e di impedire che questi ultimi siano nominati anziché eletti.
Il rimedio a tale anomala condizione va appunto individuato nell’ attribuire agli elettori lo scettro della scelta della rappresentanza parlamentare.
L’Unione Democratica di Centro è il solo Partito che vuole realmente la reintroduzione delle preferenze ed il solo che ha giocato con successo la partita elettorale al di fuori delle coalizioni superando lo sbarramento del quattro per cento per la Camera e riuscendo ad eleggere trentasei deputati e tre senatori.
La posizione politica dell’unico partito, esterno alle due coalizioni giustamente sopravvissuto allo schiacciamento dei due maggiori contendenti, assume in questo contesto significato di assoluto rilievo: l’Unione Democratica di Centro facendosi portatore dei suoi valori tradizionali e della sua proposta politica continuerà ad assumere una funzione rilevante nel dibattito politico sui temi che più lo caratterizzano ed in particolare quelli della politica sociale, della famiglia, della tutela dei meno abbienti, della riorganizzazione e diffusione dei servizi sociali e del miglioramento qualitativo e quantitativo del trattamento pensionistico degli anziani.
Venendo al tema in discussione affermiamo con assoluta determinazione la nostra contrarietà alla ipotesi contenuta nella proposta legislativa sottoposta all’esame della Camera di sopprimere il voto di preferenza per la elezione dei deputati al parlamento europeo, mentre esprimiamo una qualche perplessità in ordine alla introduzione dello sbarramento nella misura proposta del cinque per cento.
Lo sbarramento se introdotto in tale misura, snatura il concetto stesso della proporzionalità, laddove esclude di fatto larghe fasce di elettori che, pur in esiguo ma non irrilevante numero, rappresentano idee e valori che meritano la tribuna parlamentare e la loro esclusione segnerà un deficit di democrazia e di rappresentatività popolare.
Tuttavia su tale aspetto della normativa proposta non vi sono preconcetti nè si sollevano questioni di principio, anche se invitiamo le forze politiche a valutare con attenzione le conseguenze della espulsione dalla rappresentanza parlamentare di forze politiche di lunga e consolidata tradizione democratica.
Avviandomi alla conclusione del mio intervento, intendo sottoporre all’attenzione dei colleghi alcune considerazioni che riguardano in linea generale il tema in discussione: la Camera dei Deputati discute, per poi approvarle, le regole per la formazione della rappresentanza parlamentare oggi per il Parlamento Europeo ed in un prossimo futuro per il parlamento nazionale.
Al riguardo va osservato che allorché si parla e si dettano queste regole, non possono essere il frutto di una valutazione della sola maggioranza, le regole vanno approvate in un contesto il più ampio possibile perché esse non riguardano certamente il governo, non riguardano neppure la maggioranza parlamentare, che oggi governa ma che domani potrebbe essere minoranza, ma riguardano l’intera rappresentanza parlamentare e direi l’intero corpo elettorale.
Va quindi scongiurata, per l’approvazione di tali norme, l’ipotesi di colpi di maggioranza che porterebbe all’irrigidimento dei rapporti tra i partiti e a rendere sicuramente un pessimo servizio alla credibilità della classe politica.
Nel paese monta una ampia, insistente e diffusa richiesta di scegliere con la espressione della preferenza la rappresentanza parlamentare, ne è prova il successo che ha riscosso la nostra iniziativa volta alla raccolta di firme per la reintroduzione della preferenza.
Mi auguro che il parlamento non deluda le aspettative di tanti.
Grazie.