Quella di quest’oggi è una data significativa per l’intera
Nazione.
Sessantasei anni fa gli uomini e,
per la prima volta, anche le donne dell’Italia “unita” poterono essere artefici
del proprio destino; sessantasei anni fa si ebbe il primo vero e proprio atto
democratico della storia italiana con il referendum popolare; sessantasei anni
fa nacque la Repubblica Italiana.
Da lì in poi l’Italia “unita”
avrebbe assunto una forma di governo repubblicana, fondata sul lavoro, la cui sovranità appartiene al popolo.
Per chi ama davvero questo Paese,
il solo pensiero di ciò che accadde quel giorno, e da lì in poi, non può che
provocare forti emozioni e una grande voglia di scendere in piazza per
manifestare il senso patriottico.
Ma quest’anno, il 2 giugno, la
festa d’Italia e degli italiani, ha una doppia valenza emozionale.
La lacrima che scende dai nostri
occhi, questa volta, è mista di emozioni, di orgoglio e di dolore di gioia e di
tristezza.
In noi italiani c’è quasi una
vergogna nel festeggiare la nostra “Res
Publica” poiché nelle nostre menti c’è il pensiero incessante di chi soffre
per la propria vita, ormai stravolta, da un ennesimo sisma, che ha frantumato
voglie e desideri, gioie ed emozioni e che mette in secondo piano i
festeggiamenti popolari e statali.
In effetti c’è ben poco da
festeggiare per la nostra Repubblica, colpita a freddo al cuore.
C’è però un orgoglio nazionale e repubblicano da mantenere vivo, da rendere palese a tutti!
C’è la voglia di dimostrare che la Repubblica Italiana, nel giorno del
suo sessantaseiesimo compleanno, è formata da uomini orgogliosi del proprio
Paese, che non abbandonano i propri
fratelli in difficoltà per festeggiare, mentre loro hanno sulle spalle il
peso della disgrazia che li ha colpiti.
Solo in questo modo si potrà rendere giusto festeggiamento alla nostra
Repubblica d’Italia ed augurarle buon compleanno.
a cura di: Gianpaolo Frattolillo, vice-segretario Giovani Udc Marcianise