sabato 29 settembre 2007

Gli "indigeni" e lo "sfarzo dei cortigiani"

Anche se l’argomento è ritrito ci fa piacere scoprire che nella pubblica opinione la stragrande maggioranza condivide ormai una nostra antica convinzione. La città non ci appartiene più. I primi a pagarne le conseguenze sono stati i proprietari (quelli veri) dei terreni espropriati con atti illegittimi e mai pagati, subito dopo le imprese locali e poi i cittadini ed i giovani in particolare. Una città prostrata al potere economico ed alle lobby politico/finanziarie, anche campane ma sicuramente non di “Progreditur.
Chi ringraziare di tutto questo è senza dubbio una classe politica che, vantando lungimiranza, ci raffigura un futuro “proficuo” sempre più lontano. Sembra di partecipare ad una gara nella quale chi ha il potere di dettare le regole sposta sempre più in la il traguardo e sempre più in alto l’asticella.
Restiamo perplessi di fronte all’architetto Fecondo quando afferma di aver «dimostrato sempre, nei sei anni che ha governato, di essere estremamente autonomo». E’ preoccupante che se lo dica da solo poiché quello che lui ritiene di aver dimostrato non rientra nelle cognizioni nostre, dei suoi alleati e della città. L’essere mancato all’ultimo show bassoliniano e cozzoliniano non ha dimostrato la sua autonomia. L’essere mancato all’apertura dell’anno scolastico del nostro Liceo ha dimostrato invece la sua distanza dalla città, che diventa sempre più incolmabile. Chi alza la voce con i deboli non dimostra autonomia dai potentati ma solo arroganza e protervia. Troppo impegnato nella guerra per il potere (conto terzi) all’interno del nascente P.D., lui da una parte ed il parlamentare Squeglia (questo si che, convitato ai banchetti, di cotillon e bomboniere non se ne perde uno) dall’altra.
In queste ore la città sembra essersi svegliata ed aver preso coscienza del danno procurato; tutti escono dal torpore ed avvertono almeno indolenzimento per le innumerevoli batoste ricevute. Scelte scellerate e malgestite che oggi lasciano il segno nel tessuto sociale ed economico della città. Imprenditori, commercianti, forza lavoro ... tutti trattati alla stregua degli abitanti di un paese terzomondista colonizzato a cui capo le lobby dell’imperatore hanno posto un loro governatore. Gli “indigeni” (non solo quelli che valgono 60 euro una tantum) sono ridotti alla fame e costretti ad assistere allo “sfarzo di corte”; manca solo che ci confinino in qualche riserva.
Dispiace che molti concittadini abbiano per qualche tempo accettato l’anello al naso. Poi però si sono accorti: non abbiamo dove guadagnare i soldi da spendere in queste strutture megagalattiche.