Lo scorso giovedì, il dipartimento di Urbanistica e LLPP della locale sezione dell’Udc, si è riunito per esaminare il D.L 201/2011 e la L. 214/2011, che anticipano, in via sperimentale, l’applicazione dell’IMU (imposta municipale unica) sugli immobili censiti al catasto. In sintesi, il dipartimento, dall’esame degli articoli di Legge, rileva che con l’introduzione dell’IMU il valore catastale degli immobili è notevolmente aumentato e così l’imposta. La percentuale d’incremento è di circa del 60% per il valore catastale, infatti la rendita catastale già rivalutata del 5% , con l’introduzione dell’IMU, viene moltiplicata per un coefficiente pari a 160, per le abitazioni e pari a 55, per i negozi, rispetto ai precedenti 100 e 34. A questo aumento del valore catastale, si aggiunge un incremento dell’aliquota di base che è stata stabilita pari allo 0,76 %, ridotta allo 0,4 % per l’abitazione principale, invece delle aliquote precedenti 0,65% e 0,55 % (quest’ultima abolita del tutto nel 2008).
Ci sono anche le agevolazioni ed infatti dall’imposta dovuta si sottraggono € 200,00 per l’unità immobiliare adibita a prima casa ed € 50,00 per ogni figlio con età inferiore ai 26 anni. Ancora, resta a discrezione del comune la possibilità di ridurre o aumentare l’aliquota di base dello 0.3% per le seconde case e dello 0.2 % per le prime case, oltre alla possibilità di incrementare la detrazione di € 200.00 per le abitazioni principali. Ma ciò che preoccupa è che le seconde case cedute, in comodato d’uso ai propri figli, non sono più considerate abitazioni principali e quindi sono soggette all’aliquota massima dello 0.76 % senza alcuna riduzione. Fatta questa premessa, il dipartimento propone un esempio per far capire l’entità del problema: abitazione principale non in possesso (seconda casa in uso ad un figlio); categoria A2, classe 3°, 7 vani, rendita € 650,74, considerando l’aliquota piena dello 0.76%, l’IMU sarà pari a € 830,86; con una eventuale riduzione dello 0,3%, portando a 0,46 % l’aliquota d’imposta, si avrebbe un imposta più accettabile: IMU = € 502,89
Per queste motivazioni, il dipartimento di urbanistica e LLPP, invita fortemente i consiglieri comunali a superare le divisioni in consiglio comunale e a votare la mozione presentata dall’Udc ed indipendenti, la quale impegna l’ente a ridurre l’aliquota di base dello 0.3 % per le seconde case destinate a prima abitazione dai genitori ai propri figli.
Ci sono anche le agevolazioni ed infatti dall’imposta dovuta si sottraggono € 200,00 per l’unità immobiliare adibita a prima casa ed € 50,00 per ogni figlio con età inferiore ai 26 anni. Ancora, resta a discrezione del comune la possibilità di ridurre o aumentare l’aliquota di base dello 0.3% per le seconde case e dello 0.2 % per le prime case, oltre alla possibilità di incrementare la detrazione di € 200.00 per le abitazioni principali. Ma ciò che preoccupa è che le seconde case cedute, in comodato d’uso ai propri figli, non sono più considerate abitazioni principali e quindi sono soggette all’aliquota massima dello 0.76 % senza alcuna riduzione. Fatta questa premessa, il dipartimento propone un esempio per far capire l’entità del problema: abitazione principale non in possesso (seconda casa in uso ad un figlio); categoria A2, classe 3°, 7 vani, rendita € 650,74, considerando l’aliquota piena dello 0.76%, l’IMU sarà pari a € 830,86; con una eventuale riduzione dello 0,3%, portando a 0,46 % l’aliquota d’imposta, si avrebbe un imposta più accettabile: IMU = € 502,89
Per queste motivazioni, il dipartimento di urbanistica e LLPP, invita fortemente i consiglieri comunali a superare le divisioni in consiglio comunale e a votare la mozione presentata dall’Udc ed indipendenti, la quale impegna l’ente a ridurre l’aliquota di base dello 0.3 % per le seconde case destinate a prima abitazione dai genitori ai propri figli.